Bisogna lasciarsi qualcosa alle spalle. Ad esempio, in questo ultimo periodo mi sono lasciato alle spalle un po’ di pigrizia e mi sono finalmente lanciato nell’avventura di questo libro. Un manuale davvero semplice che racconta in modo super trasparente il mio percorso. Volevo farlo. L’ho fatto.
Nel 2016 dopo diverse esperienze nel digitale, ho dato vita ad UpGo, un blog, un sito web, dove scrivo di prodotti e servizi, testandoli, raccontandoli, facendo quindi incontrare brand e persone. Sono partito, me lo ricordo benissimo, ad ottobre del 2016 imponendomi un metodo di lavoro abbastanza disciplinato: preparare ogni giorno almeno 3 contenuti nuovi, per costruire un pubblico attorno al mio sito e soprattutto iniziare da subito a guadagnare con il mio blog. Perché è possibile, vero?
Sì, è possibile. La buona notizia, di questo piccolo manuale è che sì, si può fare. La cattiva è che no, non sono diventato ricco. Ecco che mi pare onesto spiegare subito il senso del titolo di questo libro. Qui racconto semplicemente la mia esperienza diretta. I passi che ho fatto per tirare su il mio blog, per iniziare a guadagnare per poi crescere, fondare una mia società, fare consulenze per altre aziende e in ultimo, anche scrivere questo libro. Tutte attività, ovviamente, che mi consentono di guadagnare.
Ecco che questa chiara dichiarazione di non ricchezza, messa proprio nel titolo, mi serve per alleggerire un po’ il tutto e mozzare le aspettative eccessive. E quindi ti dico subito cosa non ho fatto e quindi cosa non so spiegarti.
Non ti so spiegare un metodo di rendita esponenziale che ti permetterà di guadagnare in maniera automatica dal tuo sito web mentre fai ciaf ciaf in piscina. Se sapessi come fare, forse lo farei. Anzi, forse no. Comunque il problema non si pone perché tanto non lo so fare.
L’altra cosa che non so fare e quindi non ti spiegherò è come fondare una startup. Con tutto il rispetto e l’ammirazione per chi lancia progetti molto ambiziosi in ambito digital, non è la mia storia. Nel senso che per ragioni personali (io e la mia famiglia mangiamo) l’idea di UpGo è stata da subito legata alla possibilità di monetizzare quello che facevo. Guadagnare, subito. Anche poco. Ma subito. E infatti all’inizio ho guadagnato pochissimo ma diciamo che già nei primi tre mesi di vita sono riuscito a rendere UpGo la mia principale fonte di entrata, tagliando man mano tutto il resto e dedicandomi sempre di più a questo progetto.
Il mio blog è cresciuto fino ad aver bisogno di allargare la creazione di contenuti ad altri collaboratori. Oggi mia moglie lavora con me e scriverà più avanti in queste pagine la sua esperienza diretta. Abbiamo fondato una società ad hoc, proprio per supportare la parte business dietro la creazione dei contenuti di UpGo. Insomma, siamo cresciuti come è normale che sia ma è importante capire che non siamo esplosi dopo anni di buio, come accade a tantissime imprese digitali. Ho avuto da subito un approccio legato alla sostenibilità finanziaria perché, lo ripeto ti fosse sfuggito, avevo bisogno che UpGo guadagnasse da subito.
E quindi, in questo manuale, seguirò solo ed esclusivamente questo percorso, spiegandoti come ho fatto. Gli strumenti che ho usato, soprattutto all’inizio. Come ho prodotto traffico e come mi sono procurato gli “sponsor” che convertissero i click del mio sito in euro.
In definitiva non ho creato semplicemente un blog. In realtà ho messo in piedi una piccola impresa, e ti spiegherò come avere questo approccio che si riflette essenzialmente nella mentalità con la quale si fabbricano contenuti di valore.
Questo libro è un lavoro molto concreto, tanto ma proprio tanto differente da altre cose che in questo momento vanno di moda e che promettono tanti tanti soldi e ti consigliano di lasciare il tuo posto da dipendente per buttarti nel digitale. Si può guadagnare e ti spiego come. Però è possibile che tu voglia farlo come lavoro a tempo pieno così come potresti decidere di sviluppare un tuo sito con il solo intento di avere un’entrata aggiuntiva, monetizzando magari un tuo hobby. Come del resto è possibile che tu voglia leggere la mia esperienza su questo manuale con il solo desiderio di capirci di più e sapere come funziona l’economia della content creation.
Io non lo so se dovresti lasciare il tuo attuale lavoro e metterti a capofitto nell’online. Io non posso darti consigli su questo. Io so solamente che ogni tanto bisogna buttarsi qualcosa alle spalle, come dice Cooper in Interstellar.
Che cosa è un business model
Allora hai già chiaro che tipo di blog ti piacerebbe tirare su per guadagnare? Come ti ho detto prima, quando ho creato UpGo ho avuto la fortuna di capire subito che non mi serviva un blog. Mi serviva una piccola impresa online. Se deciderai di avventurarti, il blog sarà l’asset fondamentale della tua piccola impresa. Può sembrare una differenza banale ma ti assicuro che è bella cicciona come differenza.
Un blogger come tanti pensa ad un argomento, crea un blog, magari cambia argomento altre dodici volte e poi pensa a metterci dentro qualche banner per cercare di trasformare le visite in soldi. Inserzioni che immancabilmente entreranno dentro i contenuti in maniera forzata. Interrompendo i contenuti stessi.
Pensare ad un blog come ad una piccola impresa significa invece generare contenuti coerenti con gli sponsor con i quali lavoriamo (o quelli ai quali puntiamo, almeno). Un blogger è un piccolo media e quindi tu sei anche la tua concessionaria pubblicitaria. Ok che fai tutto tu. Ma sono mestieri diversi e ogni giorno devi fare una riunione con te stesso per far incontrare queste due business unit: quella che si occupa del contenuto e quella che cura la pubblicità. In questo modo il tuo blog può diventare un piccolo hub di pubblicità nativa, ovvero di inserzioni pubblicitarie amalgamate dentro al contenuto stesso, senza imporsi come elemento di disturbo.
Lo so che per il momento può sembrarti difficile immaginare come progettare concretamente il tuo blog. Ma tra poco ti spiegherò come ho pensato il business model di UpGo che, salvo qualche piccola correzione negli anni, dal 2016 è rimasto tutto sommato lo stesso. Così ti sembrerà più chiaro adattare quello che ho fatto io a quello che stai pensando di fare tu.
Se quindi hai già molto chiaro cosa vorresti scrivere nel tuo blog, cerca di aprire la mente perché l’approccio del quale ti sto parlando potrebbe portarti a dover rivedere i tuoi piani e a buttarti qualche idea preconcetta alle spalle. Te l’ho già detto che bisogna lasciarsi qualcosa alle spalle? È il titolo del capitolo e quindi era giunto il momento di ribadirlo.
Il business model di UpGo
Era ottobre 2016 ed io scrivevo i primi contenuti per UpGo. Lo facevo con un po’ di esperienza passata e dopo aver collezionato qualche insuccesso. Poi c’era l’esperienza maggiore: quella da user, da utilizzatore del web. La prima cosa che ho fatto quindi è registrare www.upgo.news ad Adsense di Google, il programma pubblicitario più diffuso al mondo ed estremamente semplice da gestire.
Adsense è la base. Te ne parlerò quindi in un capitolo dedicato. Per ora ti basti sapere che Google inserisce nei siti pubblicità contestuale. E una delle prime cose che vedevo è che su contenuti vicini alla scelta d’acquisto, i banner piazzati da Google non erano per niente un disturbo per i miei lettori. Anzi sembravano messi lì appositamente per migliorare il mio servizio.
Cosa significa “contenuti vicino alla scelta d’acquisto”? Tra poco te lo spiego meglio.
Il primo tema sul quale scelsi di verticalizzare UpGo era la telefonia, tema che trattiamo tantissimo tuttora. La gente aveva bisogno di connessioni affidabili e di un numero sempre maggiore di giga. E quindi io testavo soluzioni e in maniera molto semplice le spiegavo.
“Come disdire questo servizio”, “come passare al gestore più conveniente”. Nel post dedicato alla recensione sull’ultimo operatore super conveniente, Google tendeva ad inserire banner del tipo “Clicca qui per verificare la copertura di questo gestore”. Ed ecco che quindi gli utenti cliccavano molto volentieri, registrando tassi di conversione visite/click piuttosto alti. La recensione su un nuovo prodotto è un tipico contenuto molto vicino alla scelta d’acquisto perché è un tipo di ricerca che l’utente fa prima di comprare qualcosa. E questo Google lo sa.
Così, anche con un numero non enorme di visite al giorno, perché ero appena partito, riuscivo comunque a mettermi in tasca con Google circa 10 euro al giorno. Ti ripeto, affronterò meglio l’argomento Google Adsense tra qualche pagina. Quello che mi interessa sottolineare in questa prima parte del manuale è che il mio mindset è stato fin dal giorno zero creare un blog che fosse ospitale per le pubblicità. E questo modo di pensare ha plasmato fin da subito il mio modo di creare contenuto e adesso, sono riuscito a trasmetterlo alla mia società e ai miei collaboratori.
Un ambiente fertile per gli sponsor è anche un ambiente coerente. Tematico. Questa parolina magica te la ripeterò veramente un sacco di volte. Pensa a un topic e lega il tuo brand a quello. Dopo un bel po’ di tempo, se ti piace, se ti serve, potrai aggiungere argomenti correlati e sotto-topic. Ma sicuramente, dico assolutamente no ad un blog generalista. No a progetti che parlano di tutto e che non hanno alcuna speranza di successo.
Dedica il tuo blog, se vuoi anche ad una sola famiglia di prodotti. Perché il tuo obiettivo è diventare da subito leader di settore e l’unico modo per farlo è provare a giocare un campionato tutto tuo. È più facile essere originali che essere primi. Quindi, perché no un bel blog sulle friggitrici ad aria? Qualcosa per appassionati di carne sintetica? Quello che ti pare ma sappi che un blog che scrive ogni giorno di giocattoli yoyo (sai quelli con la cordicella che fanno su e giù?) ha mille possibilità in più di emergere rispetto ad un sito di notizie (perché tu non sei Enrico Mentana).
Quanto pensi che ci metta un’azienda che fabbrica yoyo a contattare un blog tematico sugli yoyo? In un settore specifico, anche una manciata di visitatori possono valere. Ne parlerò meglio quando tratterò l’argomento affiliate e influencer marketing (che mi piace tanto tanto).
Ci stiamo per lasciare alle spalle questo primo capitolo del mio manuale perché adesso entriamo nel vivo. Ehi, ricco non ci diventi, te l’ho detto. Hai sbagliato libro.
Perché non si diventa ricchi
Ovvio che dando questo titolo al libro ribadendo più volte concetti legati al guadagno e alla ricchezza intendo un po’ contrappormi a quella mentalità ora dilagante che vede internet come un mezzo per guadagnare tanto, in maniera facile e soprattutto sfruttando degli automatismi.
In realtà quello della ricchezza è un concetto complesso. Può essere definito ad esempio in maniera prettamente finanziaria intendendo la capacità di accumulare una quantità di denaro tale da poter continuare a vivere senza preoccuparsi del lavoro. Per qualche esperto di finanza essere ricchi significa possedere una riserva monetaria capace di rigenerarsi e crescere attraverso investimenti.
Tutto ciò sicuramente è possibile, in linea teorica. Non è semplice ma ciò che è sicuro è che non sono temi che tratteremo in questo libro. Questo manuale rivolge al mondo digitale uno sguardo davvero molto più genuino e puro, basato sul legame tra sforzo quotidiano e guadagno.
In questa visione quindi è intrinsecamente più corretto discutere di ricchezza umana o spirituale, ovvero quella capacità di godere della vita mantenendo un altissimo livello di indipendenza e di autonomia nelle decisioni.
Ecco, giocherellare attorno al principio di totale indipendenza è sicuramente ciò che più mi appartiene. Ciò che è attinente a questo libro. Tanto è vero che questo manuale è un mio piccolo personale esperimento di autonomia visto che ho deciso di pubblicarlo utilizzando meccanismi, ormai alla portata di tutti, di auto pubblicazione e di auto promozione. Insomma, con tutto il rispetto per il lavoro che svolgono ho evitato anche in questo caso l’intermediazione di una casa editrice.
Non sto dicendo che ho fatto bene, sto solo raccontando quello che ho fatto. Anche in questo caso, la mia casa editrice sono io.
Quindi, se per te la ricchezza è qualcosa che ha a che fare con il sentirsi a proprio agio e liberi nelle proprie scelte, così come nella gestione del proprio tempo, allora sicuramente troverai coinvolgente la lettura dei prossimi capitoli. Nel secondo capitolo in particolare entrerò nel vivo di come aprire in pochi minuti un proprio sito web ed iniziare a sviluppare una strategia di monetizzazione attraverso i contenuti, veramente dal giorno 1 e senza dover attendere mesi e mesi.
E ancora, nei capitoli successivi ti parlerò di come guadagnare con le pubblicità di Google, come guadagnare con Amazon ed entrare nell’ottica dell’affiliate marketing. E poi ancora ti parlerò di come sviluppare traffico su Google e come monetizzare vendendo i tuoi contenuti anche ad altri siti. Ed infine rifletterò sull’attitudine mentale che bisogna avere, per fare dell’online e della content creation il proprio lavoro.
Potrebbe essere più difficile di quanto speri ma anche molto più facile di quanto pensi. O magari comunque più semplice di altre strade offline che però sono ritenute socialmente accettabili, se non socialmente obbligatorie. Come l’invio di cinquemila curriculum europei a società pinco pallino, alla ricerca di un lavoro dipendente, mal retribuito, che se tutto va bene spremerà completamente il tuo tempo.
Va bene il lavoro dipendente, non fraintendermi. Sto solo dicendo che per me è stato sempre difficile analizzare pro e contro del mio percorso, veramente libero dalla pressione esterna. Ovvero da ciò che è ritenuto giusto fare, dagli altri. Penso spesso di essere libero ma poi mi accorgo che devo lavorare sempre tanto per esserlo veramente. Davvero, alle spalle dobbiamo lasciarci lo sguardo degli altri su di noi, per essere noi. Accendiamo i motori ed iniziamo veramente.